Il Sale

Gli Italiani Consumano Troppo Sale

Una ricerca condotta dal Minisal – Gircsi rivela che gli italiani assumono troppo sale rispetto a quanto consigliato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Una cattiva abitudine che si unisce a prevalenze di inattività fisica e a un’obesità dilagante. Ecco tutte le conclusioni cui è giunto il report ottenuto grazie alle rilevazioni dell’Istituto Superiore della Sanità.

 

Il Sale

In un Paese che ha fatto della dieta mediterranea la propria bandiera culinaria e di benessere, scorgere un velo di preoccupazione sui dati relativi all’assorbimento di sodio e potassio diffusi qualche giorno fa all’interno del progetto Minisal – Gircsi, potrebbe sembrare quasi un paradosso. Eppure, secondo le rilevazioni scientifiche compiute dall’Istituto Superiore della Sanità, gli italiani consumerebbero effettivamente troppo sale, con ciò che ne consegue in termini di incremento dei rischi di ipertensione arteriosa.

 

Ad ogni modo, cerchiamo di procedere con maggior ordine. Secondo quanto emerge dai risultati (ancora preliminari) del progetto guidato dal Ministero della Salute, la popolazione adulta italiana sarebbe contraddistinta da un consumo medio di sale al giorno pari a 10,9 grammi per gli uomini e a 8,6 grammi per le donne. Dati che evidenziano un gap molto vistoso nei confronti di quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della salute, che invita invece la popolazione a non consumare più di 5 grammi di sale al giorno, al fine di contenere i rischi di malattie cardiovascolari e tumori.

 

Inquadrato all’interno del programma nazionale Guadagnare salute, coordinato dal dipartimento di Medicina clinica e sperimentale della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, il progetto Minisal – Gircsi porta in emersione una vistosa stortura all’interno dell’alimentazione italiana. La valutazione, più nello specifico, è stata effettuata su campioni di urine esaminati dall’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare, con il coordinamento del reparto Epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità: la raccolta è avvenuta con coinvolgimento di un campione pari a circa 200 persone per Regione, con una numerosità ritenuta sufficiente per ottenere stime rappresentative del consumo di sale per l’intera popolazione nazionale.

 

Ebbene, stando ai risultati, l’escrezione di sodio risulterebbe esser in linea con i livelli raccomandati dall’Oms solamente per il 4% della popolazione maschile e per il 13% della popolazione femminile. Va ancora peggio per il potassio: a fronte di un 4% della popolazione maschile in “linea” con le indicazioni Oms, solamente il 2% delle donne rispetterebbe i precetti dell’Organizzazione, con un livello di escrezione pari a 4,1 grammi giornalieri, contro i 7,4 grammi raccomandati invece dal Food and Nutrition Board dell’Institute of Medicine.

 

Le osservazioni statistiche di interesse non terminano tuttavia qui. Se infatti l’Italia – nonostante la bontà della dieta nazionale mediterranea e di una cucina invidiata in tutto il mondo – non può certo ritenersi soddisfatta da consumi di sodio e potassio ben distanti dall’ottimale, il resto dei Paesi industrializzati non sembra potersi distinguere positivamente, tanto che non sono rari gli accordi nazionali per incentivare la riduzione del consumo di sale (ad esempio, con le società di produzione di pasta e pane).

 

Ancora, si noti come – in termini di consumo di sale – la regione più virtuosa d’Italia sia la Sardegna: nell’Isola, infatti, il consumo medio giornaliero per gli uomini è di 9,4 grammi (contro i 10,9 grammi di media nazionale), ed è per le donne di 7,2 grammi (contro gli 8,6 grammi di media nazionale). I meno attenti al consumo di sale sono invece i cittadini calabresi, con una media di 12,7 grammi per gli uomini e di 9,4 grammi per le donne. La popolazione femminile tocca la worst performance in Basilicata e il Puglia, con un consumo medio giornaliero di 9,7 grammi.

 

Risulta infine di particolare interesse esaminare in che modo i dati di cui sopra vadano sinergicamente ad essere interpretati con i livelli di obesità e di inattività fisica, altri due elementi che possono ben incrementare il rischio di pregiudizio per la propria salute. Complessivamente, infatti, è proprio nel Sud Italia che ristagna la maggiore percentuale di obesi italiani, con picchi territoriali in Sardegna, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia, e con una distribuzione pressochè identica tra uomini e donne. Nelle stesse regioni pesa inoltre una percentuale di inattività fisica che sfiora il 50%, con ciò che ne consegue per la salute e il benessere delle locali popolazioni.

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