Medicina e Fisioterapia con la Pedana Vibrante
La ricerca sull’uso delle vibrazioni ebbe inizio proprio per scopi medici; i primi studi si devono ad un dottore di nome Whedon, che nel 1959 usò un letto vibrante di sua invenzione su persone costrette a letto da ingombranti gessi e altre mobilità forzate. L’idea iniziale era quella di evitare le piaghe, ma si accorse di un incremento della densità ossea e di un miglioramento della muscolatura. Per poi allargarsi, con studi successivi, ad altre applicazioni come lo sport, l’estetica e il benessere.
Un prolungato periodo di inattività forzata, quali ad esempio gessi, decorsi post operatori o malattie possono indebolire significativamente l’apparato locomotore e quindi muscoli, ossa, tendini, cartilagini, rendendo lentissimo e a volte difficilissimo il totale recupero.
Con l’uso della pedana vibrante in moltissimi test scientifici sono stati registrati risultati assolutamente positivi nella riabilitazione fisioterapica e contro l’atrofia muscolare, proprio quei problemi tipici di chi ha subito un trauma, un infortunio o una operazione chirurgica che lo ha tenuto a letto per un lungo periodo di tempo.
In generale si può dire che le pedane vibranti sussultorie verticali possono essere utilizzate per aiutare a risolvere i seguenti problemi fisioterapici: atrofia o ipotonia muscolare, pubalgia, problemi al tendine d’Achille, riabilitazione del ginocchio, sclerodermia, sclerosi multipla, osteoporosi, spondilosi, ecc…
Studi clinici condotti su pazienti con traumi dei nervi periferici e contratture articolari hanno dimostrato l’efficacia del trattamento con vibrazione accompagnato a metodi di trazione classica (Levitskii e coll., 1997). Recentissimi esperimenti hanno evidenziato un rimarchevole miglioramento della flessibilità della colonna vertebrale e dei muscoli flessori della gambe dopo trattamento vibratorio.
Questo metodo, in modo inequivocabile, si è dimostrato essere di gran lunga più efficace dei metodi tradizionali quali quello balistico, quello passivo, quello statico ed il PNF (Bosco e coll. in stampa, 2001). In aggiunta, oltre ad un vero e proprio miglioramento della situazione clinica, la stimolazione vibratoria ha fatto registrare un miglioramento della soglia del dolore sul 69% dei pazienti trattati.